mercoledì 10 dicembre 2008

L'altare della bici


I miei amici bacchettari si scandalizzeranno.

Lo ammetto, è una pazzia, dal punto di vista storico-collezionistico.

Ma la malattia che inesorabile mi attanaglia da più e più anni ormai ha prso il sopravvento.

Da quando la vidi un mattino di maggio, in quel raduno a Cuneo.

Per come era bella, essenziale, pulita.

Per il suo suono, che mi fece piangere di commozione dal primo istante.

Che tutti mi chiesero se stavo male.

Altro che male.

Un amore lento, inesorabile, fatto di appostamenti ai raduni per carpirne l'anima, una volta di più.

Per lei, sacrificherò sull'altare della Moto quasi tutte le mie bici a bacchetta, http://www.flickr.com/photos/94628946@N00/

Chi fosse interessato a portarsi a casa un pezzo di storia e contribuire a un sogno, mi contatti pure.

Ah, dimenticavo, la sua voce:http://it.youtube.com/watch?v=yU5EuAI5HP8

giovedì 25 settembre 2008

Intervista con la Signora


Il cielo è plumbeo, ma la signora ci aspetta silente in giardino, sotto un albero.

Da lontano apprezziamo il nero del suo vestito, che le dona un'aria ancora più austera.

Ci avviciniamo con reverenza, timidamente la sfioriamo.Lei è una Bianchi Regale del 1931, consrvata perfettamente.

"Buongiorno!"

"Buongiorno a lei"

""Mi vuol parlare un poco di lei?scriveremo un articolo, sa?"

"Questa poi!In 77 anni ne ho sentite, ma questa non l'avrei mai immaginata.Dunque.

Sono nata a Milano in Viale degli Abruzzi un lontano giorno del 1931, tutto documentato, su pedali e movimenti.Poi mi hanno trasferito in quel di Sommariva, dove dentro una vetrina ho dormicchiato felice per la gioia dei passanti qualche tempo.Doveva vedere che sguardi quei bambini!Oggi non è piu cosi, non mi sembra."

"Vada avanti, la prego"

"Oh, si.Dunque.Poi un giorno entra in negozio un bell'uomo, tutto vestito di nero, sa allora il nero andava piu di adesso, e senza tanti preamboli ha pagato con due biglietti enormi e qualche moneta d'argento e si è messo a cavalcarmi.Ricordo come fosse ora, passava in paese e tutti alzavano il braccio destro per salutarlo e lui pure, scampanellando qua e la.Mi usò poco, forse per un anno o due."

"E poi?"

"Poi, dopo qualche sera che faceva più tardi e tornava a casa con qualche amico più nero di lui, mi tradì."

-cola un poco di grasso dai mozzi, che asciughiamo con un filo di nafta-

"Vada avantio la prego!"

"Sentii un rumore, una sera.Era un bel 175, sempre Bianchi, una Freccia d'Oro .Come era bella!Ma lei fece una brutta fine.Mentre io ero sempre in un cantuccio, ben coperta, lei fu poi venduta per una Balilla tutta rossa, la Coppa d'Oro, e io sempre li' a guardare, guardare.

Vidi cose orribili: gente tutta vestita di grigio e verde parlare una strana lingua uccidere, portar via il mio padrone.E io li, mentre le mie colleghe uscivano e tornavan sempre piu malconce.Poiun giorno fui presa, e andai in una cascina.Li mi usavano ancora, quando tutto sembrava piu bello.

Una sera portai due persone sa?Una era una magnifica fanciulla, che poi divenne la moglie del mio padrone.

Anche lui si comprò un affare rumoroso, come una Vespa, e io di nuovo in un angolo.

Ma le pare giusto?E li restai fino a che questo giovanotto non mi prese per farmi riassaporare i miei bei anni della giovinezza."

"Una bella storia, davvero.Come trova , ora?"

"Benissimo, non vede?son appena stata oliata, le mie camere in para rossa tengono una meraviglia, solo i copertoni son un po giù..ma alla mia età..lui m ha promesso che presto me li farà avere nuovi, speriamo..Per ora mi godo le giornate in compagnia delle mie vecchie amiche Dei, Taurus, Gerbi..chiaccheriamo e passiamo il tempo..ma com' è cambiato il mondo..per fortuna non mi fa fare solo quelle stradacce dure con quella cosa che puzza, ma ogni tanto ce ne andiamo in campagna..come tanti anni fa.."

"La ringrazio, signora Regale.Spero di vederla presto in giro."

"Ci conti, ci conti.."

lunedì 25 agosto 2008

Fissato.


Lo ammetto: ormai sono un fissato.
Non per le sessanta settanta bici che ho e che uso, perdendo ruggine per strada.
Anche, ma non solo.
Da qualche settimana sono un vero fissato d.o.c.
Niente più ruota libera, pedalare sempre.
Sull'ultima arrivata, niente parafanghi.
Niente freni.
Semplice, essenziale, come solo gli oggetti che durano sanno affascinare.
Centoepassa anni portati da Dio.
Liscia come il rosolio, leggera, scattante.
Con la sua ruggine intrisa da un secolo di sudori e pedalate.
Con la sua posizione e il suo faro acetilene che oscilla che non puoi non essere notato.
Mezza corsa le chiamavano.
Mai nome più azzeccato, per una bici che riassuma il mio carattere.
Sempre di corsa, mai fermo, ma con quel che di tranquillo che ancora ti lascia pensare.
L'ho desiderata tanto e ora è mia, nel salotto, che ride sorniona dalla forcella a tubi appiattiti.
Con lei, la sorellina più giovane di qualche anno, -sempre fissa!- ma con frenata anteriore.
Da un po'di tempo entro meno spesso tra la raccolta.
Istinti ruotalibericidi e parafanghicidi potrebbero falciare intere dinastie di bici.
Malattie da fissati, dicono.

venerdì 1 agosto 2008

Ritorno al futuro.


Immerso tra la vallata, in un piccolo centro ai piedi della montagna, un piucheottantenne ciclista mi sta spiegando l'arte di riparare gomme.

Il suo viso si illumina al ricordo delle eroiche camere d'aria in para rossa, ma anche nello spiegarmi la difficoltà che si incontra nella regolazione di certi freni interni e di quanto fossero buone le biciclette Cervinia tanto diffuse da quelle parti.

Distrattamente guardo il pavimento in ciniglia anni 30 che tante bici deve aver sopportato, il bancone di legno intessuto d'olio e sudore, il vecchio trapano a mano(!!) col quale ancora, di tanto in tanto, opera sulle biciclette di qualche nostalgico che ancora interpella il suo aiuto.

Cambi giapponesi e "porcate varie" non ne vuole per il negozio, mi stupisco di una bicicletta sport degli anni 70 appoggiata fuori.

"Non è mica mia, è del salumiere che la usa a fare consegne.La lascia qui perchè è comodo"mi dice con la sua voce roca dalle mille sigarettine arrotolate a mano giornaliere.
Con nostalgia ricorda nomi di settanta e più anni fa, quando cominciò ad amare telai e forcelle, i nomi sciorinano lesti dalla bocca piccola e gli occhi si fanno lucidi dietro gli occhialini neri.
"Pare ieri che ero bocia e guarda che roba!Come le bici qui fuori!"

Dal mucchio di ruggine accatastato in cortile quante cose salteranno fuori?

"Se non ce la facciamo, mettiamo una mina sotto e via!"

Anni di fatica, anni di pioggia, ma ricordi bellissimi.

Non puoi non invecchiare felice facendo ciò che più ami dal mattino alla sera, non puoi non gioire nel vedere quelle montagne così vicine che ti danno il buongiorno il mattino prestissimo e la buonanotte la sera all'imbrunire, appena dopo il telegiornale.

Ecco, vedendo questo brandello di passato, vedo distinto e netto il mio futuro.

Un augurio, un sogno.


martedì 17 giugno 2008

Sergentmagiù, l'è rivà a la baita!


Mario Rigoni Stern ha finalmente raggiunto i suoi commilitoni persi qualche ora fa nella grande e bianca campagna russa.

Durante queste poche ore di vita, perchè poche sono davvero nel fluire dell'esistere, ha però avuto il tempo di regalarci bei libri.
Per completezza, li ricorderemo tutti:
Il sergente nella neve (1953)Il bosco degli urogalli (1962)Quota Albania (1971) Ritorno sul Don (1973)Storia diTönle(1978)Uomini, boschi e api (1980)L’anno della vittoria (1985)Un amore di confine (1986)Il libro degli animali (1990)Arboreo selvatico (1991)Compagno orsetto (1992)Aspettando l’alba (1994)Le stagioni di Giacomo (1995)Sentieri sotto la neve (1998)Il magico "Kolobok" e altri scritti (1999)Inverni lontani (1999)Tra due guerre e altre storie (2000)1915-1918 La guerra sugli Altipiani (2000)L'ultima partita a carte (2002)Storie dall'Altipiano (2003)L'Altipiano delle meraviglie con R. Costa (2004)Il sergente nella neve-Ritorno sul Don (2005)Aspettando l'alba e altri racconti (2005) .

Una produzione davvero prolifica, anche se il primo fra tutti, "Il sergente della neve", lascia per forza un brivido a chi lo legge.

Quella frase,"ghe riverè a la baita?" ripetuta con ossessione da uno dei suoi commilitoni,poi deceduto, rende bene l'angosciosa epopea che vedrà Mario salvarsi e tornare alla sua Asiago.

Me lo voglio immaginare così, da un altra parte.

Abbracciato e festeggiato da tanti suoi amici e compagni di sventura, come dopo una tormenta che tutto imbianca, per poi lasciare il cielo sereno e scevro dalle brutture che, inevitabili, mai mancano.

L'è rivà, sergentmagiù.

domenica 11 maggio 2008

Polvere e divertimento: la bacchettata il Primo giugno


Per tutti quelli che già c'erano ad Aprile.

Per tutti quelli che non c'erano.
.
Il primo giugno ritornerà la Ciclobacchettata , Bra ore 11.

Un'occasione per stare in compagnia delle nostre amate bacchette e tra noi veterociclisti.

Il percorso ora si infarcirà di deliziose strade bianche e di verdi praticciuoli su cui consumare un bel pasto all'antica innaffiato da vino generoso.

Non mancate, stavolta.

Vi aspetto numerosi e cigolanti.

mercoledì 7 maggio 2008

Ihi!


A te che ti incanti davanti ad un fiore ed una farfalla.

A te che sai appassionarti di tutto in un momento.

A te che sai ridere la gioia senza limiti.

A te che amo appassionatamente.

A te che desideri.

A te che ami.

A te.

mercoledì 30 aprile 2008

Vigliaccheria


Nessuna altra parola può rendere meglio l'idea.

sono nauseato, disgustato.

Da tempo gira per il web l'offerta di un cd con parecchie foto di bici a bacchetta.

Benissimo, dico io.

Lodevole iniziativa.

Creiamo bibliografia.

Lo dico sempre.

Poi un amico appssionato mi dice che su quel cd ci sono le foto delle sue bici a bacchetta, rubate senza nemmeno chiedere permesso.

Potrebbero esserci anche mie foto, non lo so.

Ma che per una buona inziativa come questa si debbano ricorrere a truschini tanto bassi, per poi cavarci pochi euri, è pura vigliaccheria.

Mi sbatto dalla mattina alla sera a salvare bici, le conservo, pubblico foto acchè tutti, gratuitamente se le possano vedere e possano con me e con il mio amico confrontarsi, eppoi scopro l'arcano.

Ripeto, le mie foto son pubbliche e di tutti.

Ne faccian cosa vogliono.

Se me le han prese, furto non è.

Vigliaccheria, questo si.

Vada a nascondersi pertanto chi ne approfitta in tal modo e manco chiede permesso ai diretti interessati.

lunedì 28 aprile 2008

Paglietta e balloncina


E alla fine anche questa bacchettata è stata un successo.

Un successo non solo per il più che raddoppiato numero di partecipanti.

Un successo perchè ancora una volta qualcuno ha voluto credere all'idea di divertirsi insieme solo con un poco di ruggine semovente e una paglietta in testa, alla moda vecchia.

Durante la bacchettata, alcuni di noi hanno giustamente fatto notare come davvero a volte basti poco per divertirsi genuinamente, sorridendo per nulla.

Una vecchia bacchetta, una giornata di sole, una bottiglia di vino e delle ottime torte salate.

Voilà: senza tanto frastuono e senza tanta spesa, cosa che mai guasta, ci si abbronza ridendo insieme, contemplando le nostre vecchie glorie per una volta ancora - orrore!!- sporche del buon fango campagnolo.

Quella terra alla fine non l'ho tolta.

Non so gli altri, ma io la tengo buona ancora un poco sui copertoni e sul retro del parafango che per una volta lo ha di nuovo parato.

Organizzare più spesso, si è detto l'altro ieri.

Anche altrove, con altri appassionati e non.

Perchè bacchettari non solo si è , ma si diventa.

Al raduno erano partecipi anche alcune mountain bike- anatema!!- che presto si convertiranno in più legnose bacchette.

Auspicando pertanto un nuovo e recente raduno, ringrazio qui, pubblicamente, gli eroici che han voluto crederci e alla fine, posso dirlo, han trascorso una bella giornata.

Autentica.

Invitando i defezionisti dell'ultima ora...a ripresentarsi!

A prestissimo, in bacchettissima.

lunedì 7 aprile 2008

Seconda Ciclobacchettata 27 Aprile


Le bici a bacchetta si annoiano a stare ferme.

Tossiscono a stare sempre in città.

Le cromature si ingialliscono e la vernice soffre.

Porta la tua ciclobacchetta a Bra, domenica 27 Aprile.

Sarà in compagnia di tante sorelline più o meno prestigiose, ma tutte contente di esserci e di pedalare in campagna.

Una decina di chilometri.

Portate amici conoscenti simpatizzanti.

Poi un bel pane e salame e vinello come una volta.

Un po'di grasso alla fine del giro.

Per loro, ovviamente.

Se volete partecipare segnatevi con un post.

Tutti saranno bene accetti.

Ladri di biciclette esclusi.

venerdì 4 aprile 2008

Oh Partigiano, portami via!


Questa volta non mi è capitata una bicicletta.

No.

E manco me l'aspettavo.

Quando l'ho vista dietro il portone , insieme alla sorella di una vita Maino da donna, è stata già emozione forte.
Ma non sapevo cosa mi aspettava.

Il signore, anziano ma con brio da vendere, me le ha fatte trovare già gonfie e ingrassate a dovere.

Appoggiate al muro con un giornale sul manubrio.

Due chiacchere e scopre la mia passione.

Per le bici, la storia.

E racconta.

Racconta della Guerra, del '43 e dello sbando.

E di lei.

Che fu di suo padre, ma anche per molto tempo del partigiano Cosimo Rubra, nome di battaglia, che la usò nel racconigese per molte missioni.

Finchè, quando era con lei, una sera dell'Aprile del '44, smise di pedalare.

Per sempre.

Una pattuglia di nazisti lo raggiunse alla piola di Murello e lo mise al muro senza tanti complimenti.

Solo qualche giorno dopo il padre venne a riprendere la bicicletta.

Che dovette, a malincuore, prestare a svariati nazisti che la usavano come portaordini.

Poi cessò la guerra, venne il Mosquito, motorino ausiliario da bicicletta, e i raggi rinforzati.

La Marca, a quel punto, non mi interessa più.
La "s" sul portafanale può anche essere Stucchi.
Di certo è Storia.

"Promettimi che non la venderai mai, e soprattutto che la manterrai cosi, ingrassata come era 60 anni fa, finchè non verrà iltuo turno e prima di raggiungere il Rubra, la regalerai a qualcuno che la conservi e ne onori la memoria, come faccio ora con te."
Annuisco, commosso.

Questa è ben più di una bicicletta vetusta.

è storia.

E la Storia non si vende.

Si tramanda.

venerdì 28 marzo 2008

Liscia come l'olio


Era venuta una sera d'estate, in cui la serranda dell'officinetta restava aperta fino a tardi per godere della frescura notturna.
Qualcuno doveva averle detto di me che riparavo cose vecchie per passione e non lucro, e forse anche bene, chissà.
Nella penombra riconobbi prima la frenatura interna, poi le sue lunghe gambe maestose guarnite da una gonnellina svolazzante e semplice in tulle viola.
Lì per lì rimasi incantato con la chiave del 13 in mano e lo sguardo perso tra il nero del cannotto, ma proprio nero senza alcuna bacchetta cromata o filo e la sua scollatura impreziosita da un merletto delizioso.
Nero.
"Scusa se ti disturbo a quest'ora.So che ti interessano vecchie bici e ho pensato di portarti a vedere questa.Piacere, io sono Gemma."
Istintivo l'occhio si buttava a capofitto al di dietro, dove uno sberluccichio tenue faceva capolino imbarazzato e timido.
"Bianchi Impero!Voglio dire, piacere, Andrea"
"Ma che bravo!Come hai fatto a capire che è una Bianchi?Alllora te ne intendi davvero come dicono.Mi ha dato il tuo indirizzo Sergio, tu sai chi è vero?"
"Come no.Bravo ragazzo.Come mai me l'hai portata?"
"Devo sgomberare il garage, e piuttosto di gettarla preferisco darla a qualcuno che se ne prenda cura.."
Fu in quel momento che le budella m'andarono in gomitolo davvero, e non fu solo per la Murazzano al Barbera che avevo appena mangiato.
Una Bianchi Impero.
Il sogno di una collezione.
Nera e bella.
Bella, appunto.
"Liberartene?Perchè mai?Una bici così bella va curata e tenuta non in garage, ma nella stanza da letto."
"Addirittura!Mio papà l'avrebbe già buttata da mesi..Ma se non ti interessa la darò a qualcun altro.."
"Davvero non vuoi tenerla?Magari è un ricordo.."
"Si era del nonno, poverino.Lui è morto dieci anni fa, ero piccola.."
" Allora curala, amala in suo ricordo.Se vorrai, ti aiuterò a rimetterla in sesto.."
"Non saprei dove metterla.Davvero, prendila.Dammi quello che ti sembra giusto."
Se fossi stato Humprey Bogart o robe del genere, l'avrei baciata e me ne sarei scappato con la Impero.
Come minimo.
Ma il suo sorriso sfida queli tubi senza congiunzioni visibili.
La sua pienezza contrasta così bene con l 'assenza delle bacchette che separarle, sarebbe delitto.
Sudo freddo.
"No, se vuoi vieni qui alla sera e insieme troveremo la soluzione.Vorrei che continuasse a essere tua.E bella. "
"Va bene. Mi hai convinto.Verrò forse al venerdì. Questo è il numero.Ma la bici la lascio qui, per ora."
Col venerdi arriva il martedì, il giovedì, la notte insieme, il grasso sui cuscinetti, i copertoni nuovi sui cerchi da 28.
E le parole nel buio soffuso rotto solo dalla lampadina in alto, circondata dai moschini.
In quelle sere imparasti il pregio della frenatura interna Bianchi, l'eredità della Super R, la mia passione, il tuo amore per l'Arte e il Teatro.
Poi venne la Sera.
La Prova.
Eravamo emozionati come due bambini, tu con il tuo gioiello luccicante e ingrassato, sempre bella nella tua abbronzatura, io con la cugina Smeraldo, meno blasonata, ma altrettanto felice di esserci.
I Radius mandano più luce di un sole a mezzogiorno e la frescura ammanta il tuo abitino bianco.
Vicino alla bialera scendiamo ad ammirare le stelle e tra il gracidare delle rane mi abbracci, inaspettata.
Desiderata.
Le mie mani ti toccano, ti accarezzano e ti desiderano.
La tua pelle scorre sotto la mie mani incallite , vellutata.
"Allora, come va questa bicicletta, signor meccanico?"
"Liscia.Liscia come l'olio."

martedì 18 marzo 2008

Addio, fratello!


"Va bene per le 9:30.Poi mio papà inizia a lavorare e non c'è più verso di smuoverlo!"

La via è stretta, ma le case son curatissime.

Davanti ad una minuscola porticina in legno, ci accoglie la signora di cui sopra.

Nella stanzetta, un mucchio ci ciarpame più o meno utile racconta la storia di una vita passata a lavorare su scarpe e cuoio.

In un angolo, seminsascosto dal buio e illuminato da una striminzita lampada da 25 watt, si sente un tamburellare ritmato.

"Ha iniziato ora, ma credo che un momento smetterà".

L'ometto è piccolo, i capelli di neve e sulle ginocchia un grembiule in cuoio consumato dall'uso e dal tempo.

Sotto i baffetti bianchi il sorriso è quello di un ragazzino, lo sguardo attento e vispo.

"Voi siete quelli per la bici.Ma chi la userà, lui o quella bella figliola?"

"Tutti e due" rispondiamo all'unisono.

Il ghiaccio è rotto, con un cenno sbrigativo ci indica un telo, che lesto scopro.

Sotto lo spettacolo è notevole: Frejus 28 completamente integra, ben curata, con le gomme gonfie e addirittura un velo di grasso su tutto il corpo.

Fanale Cev allungato e dinamo originale.

Mi colpisce la gomma messa sotto il campanello, per non rovinare la cromatura.
Particolare di cura, di Amore.

"L'ho comprata io nel '48, quando ci furono le elezioni.Allora avevo 28 anni e mi ci erano voluti dei bei mesi per racimolare la somma necessaria.Ricordo ancora il giorno che la portai a casa, filava che era un piacere, in meno di un'ora andavo e venivo da Cuneo.Bei tempi!"

Quasi commosso, mi mostra alcune fotografie che lo ritraggono con lei, nella campagna assolata degli anni 50, zaino stracolmo in spalla.

"Ma davvero la vuol dar via?"

"E che me ne faccio?Di vecchio qua ci sono io, mi basto e m'avanzo.Solo una cosa: che resti così com'è, con questa bella vernice verde lucido e che venga usata, sempre!Guardate come sono arrivato io a 88 anni senza mai fermarmi un attimo!"

Non possiamo che annuire.
Durante un buon caffè, fatto alla moda vecchia, le parole raccontano i segreti del cuoio, i personaggi importanti da lui "scarpati"-sono sue parole- e l'importanza di aver avuto sempre un buon mezzo di trasporto: lei.
Anche quando arrivò la Lambretta e poi la 500.
"Non l'avrei mai lasciata. Mai.Per me, come un fratello."

Al momento della consegna, visibilmente emozionato, da una vecchia credenza tira fuori un involucro della Cev con una dinamo nuova dentro.

"La comprai cinquanta anni fa.Allora la notte era buia e se per caso la dinamo faceva cilecca, ne avevo sempre una nuova di scorta.Mai usata!Fanno ancora oggetti così?"

No, caro ciabattino.

E nemmeno uomini in grado di amare gli oggetti come Te, purtroppo.

Dopo la solenne promessa che la bici l'avrei custodita io in persona, che l'avrei curata e amata allo stesso modo, lui non resiste alla tentazione di alzarla e mostrarmi la scorrevolezza:

"Rulla come sul rosolio: grasso a volontà, ragazzo!"

E nemmeno si esime dal donarmi la coperta in cui per tanti anni è stata avvolta: almeno la notte si sentirà a casa.

Colpito da tanto amore richiedo se sia davvero intenzionato a cederla:

"Cosa fatta capo ha" risponde secco.

E, voltandosi, riprende il suo lavoro ticchettante.

Una lacrimuccia, ne son certo, inumidirà oggi quel cuoio.


giovedì 13 marzo 2008

Cicloricordi.


Magari qualcuno vedendo il mio album flickr Ciclobacchetta può pensare che la mia sia una passione decennale.

Non è così.

Bizzarramente le vecchie bacchette sono entrate a far parte della mia vita da poco.

Prima erano relegate in un angolo a favore delle ben più ambite motociclette.

Magari ne salvavo qualcuna così, tanto perchè sembrava davvero vecchia.

O ne regalavo altre tanto per togliermele.

Poi le moto iniziano a non più starci tutte nei garage.

E cambiare un poco fa bene.

Così inizia a instaurarsi lento il germe della malattia che mi porterà ad averne in meno di due anni una sessantina.

E se il mio occhio clinico a portici e garage era già allenato da una quinicina d'anni di caccia spietata alle motociclette, ora continua con loro.

Alcune sono arrivate in stato poco meno che cadaverico.

Come la Burdese, che vedevo dal bordo strada giacere abbandonata col manubrio rotto in due pezzi in mezzo a un cumulo di ferro arrugginito, finchè non mi son fatto coraggioso e l'ho recalamata all'anziano proprietario casciniere che un po'stranito me l'ha donata.

"Abbiamo consegnato latte e uova per quaranta anni.Dopo tanto riposo almeno tornerà come nuova"mi disse.

La faccia che fece il giorno che gliela presentai funzionante si, ma solo spennellata a nafta!

Oppure quella balloncina che mi accompagnò per chilometri quelle notti dopo che lei mi volle abbandonare.

Eravamo nel buio della campagna io, lei, e il frusciare monotono ma amico della dinamo Dansi, il cui fascetto di luce del fanale sull'asfalto illuminava le lacrime che versavo triste.

O quei giri in primavera che prestò tornerò a fare, allegri e spensierati sulle stradicciuole sterrate, in cui per una volta chissenefrega del fango e delle buche.

Con loro che paiono ridere appoggiate ai fossi o agli alberi, di nuovo vive ancora una volta.

Ecco, io esagero nel proiettare, ma sento proprio questo loro ringraziarmi, ad ogni oliata e ogni ripulita che do loro, ogni volta che le provo di nuovo e le sento belle rullanti dopo decenni di abbandono.

Anche se non le rivernicio.

Anche se a volte manco le spolvero, perchè, a volte, quella non è banale polvere della Repubblica, ma polvere presa magari durante la guerra, per sfuggire ai tedeschi.

Come la Bianchi del 1942 che fu di un muio zio partigiano, e che abbandonò nel 45 in una soffitta per poi andarsene a far fortuna a Genova.

Anche se a qualcuno possono fare schifo, cosi tutte arrugginite e acciaccate.

Ma avete mai visto una novantenne top model?

Non avranno un motore, è vero, ma nessuno potrà negare il senso di importanza che si ha quando si cavalca una bella bacchetta .

Un tizio una volta diceva: "Quando cavalco una Guzzi, io mi sento qualcuno".

Ecco, io allo stesso modo, quando cavalco una bici a bacchetta, mi sento bene.

E scusate se è poco.



lunedì 3 marzo 2008

Gemmantica


La telefonata era stata come sempre frugale e veloce.

Poteva passare inosservata, quasi nel dimenticatoio.

Epperò, come sempre m'accade, stavolta volevo andarci a fondo.

"Una bicicletta vecchia, coi freni a bacchetta, appesa da dopo la guerra al chiodo.La signora che la usava saranno cinquanta anni che è morta".

Le solite palle, per cercare di venderti qualche ciclobacchetta ritoccata alla carlona.

Ma stavolta no, voglio essere ottimista.

Richiamo il tipo e fisso un appuntamento al giorno dopo.

Un solo nome, sussurrato a bocca incerta: "Wolsit".

Passo la serata a cercare notizie, rivedere le mie Wolsit, conservate altro che bene.

"Una 26? Un 28?E se ha i cerchi in legno?"sono le domande che assillano la mia notte.

Intanto la mia fidanzata ronfa serena incurante delle mie rugginose elucubrazioni.

Il tragitto che ci separa non è breve, ma brucio i cinquanta chilometri in poco più di mezz'ora, incurante del traffico e dei limiti.

"Ha aspettato cinquanta anni, non potrà ancora aspettare un po?"

La mia lei non è nuova ai miei ritrovamenti, ma stavolta la tensione è nell'aria, si tocca con mano.

Troviamo la strada non senza difficoltà.

Il tizio è puntuale, una stretta di mano e due chiacchere di circostanza, poi, vedendo la mia pupilla dilatata, ci fa strada.

La cascina ha avuto tempi migliori, ruspe e draghe con fare minaccioso la sorvergliano impietose.

"Qua tra un mese buttiamo giù tutto, cosa si salva bene, se no via tutto dal rottamaio"

La solita ideologia del giorno d'oggi, che nulla salva e tutto distrugge.

Due scale e siamo nel buio della cantina.

Non troppo umida, penso con gioia.

Intanto, per non fare trasparire troppo l'emozione intravedo un vecchio attrezzo per fare il burro e chiedo se è in vendita.

Per la gioia della mia metà non solo lo è , ma ce lo regalerà.

Insieme alla bicicletta.

Quasi svengo per l'emozione.

Sono così entusiasta che per stavolta non picchierò questo generosissimo tipo che fa il cascamorto con la mia fidanzata.

Il momento giunge.

Da sotto un telo intravedo una gemma che manda fiochi bagliori,. reclamando attenzione.

"In vetro, anteguerra!"bisbiglio tra me e me.

I pedali sono quelli d'origine, marchiati Wolsit sui gommini quasi nuovi, così come i copertoni Pirelli Stella e le valvole anteguerra.
Bacchette esterne ancora nel nero d'origine.

Quando la coperta viene tolta, uno spettacolo superbo si para di fronte ai miei occhi.

Conservata magnifica, con i filetti dorati, il manubrio ancora ben cromato e addirittura i filetti blu sui cerchioni.

Colla luce del cellulare illumino il movimento centrale: 37!

Una stupenda signora di 71 anni, magnificamente conservata.

Il tipo, che intanto continua a fare il galletto vedendo il mio stato di semi-incoscienza mentale, mi aiuta a tirare giù la reliquia.

"Piano, senza fare sbattere i copertoni"

Manopole in osso, copri leve in osso, il parafango dietro ancora in tinta bianca, solo un poco scrostato.

Alla luce il mio entusiasmo è alle stelle.

"C'era anche un impianto luce carino, mi sembra fosse Radioso, Radiante, qualcosa così.L'ho montato da ragazzino sulla mia bici, ma l'ho buttata qualche giorno fa"

"Radius, magari anteguerra"bestemmio tra me e me.

Ecco una buona scusa per cartare a sangue quasto maledetto.

Carichiamo la reliquia sul bagagliaio. Con timore.

Un ultima stretta di mano, poi via, prima che ci ripensi!

"A che ora usciamo stasera?"

Addocchio il cerchione antreriore, attravero il vetro.

"Appena mi libero dalla ruggine dei cerchioni, amore".




giovedì 7 febbraio 2008

Sorrisomesto.


Il suono della neve che cade sui prati rassegnati


Incornicia i tuoi occhi scintillanti nella foschia:


Un'unica luce dallo sguardo malinconico,


il tuo mestosorriso.