lunedì 25 agosto 2008

Fissato.


Lo ammetto: ormai sono un fissato.
Non per le sessanta settanta bici che ho e che uso, perdendo ruggine per strada.
Anche, ma non solo.
Da qualche settimana sono un vero fissato d.o.c.
Niente più ruota libera, pedalare sempre.
Sull'ultima arrivata, niente parafanghi.
Niente freni.
Semplice, essenziale, come solo gli oggetti che durano sanno affascinare.
Centoepassa anni portati da Dio.
Liscia come il rosolio, leggera, scattante.
Con la sua ruggine intrisa da un secolo di sudori e pedalate.
Con la sua posizione e il suo faro acetilene che oscilla che non puoi non essere notato.
Mezza corsa le chiamavano.
Mai nome più azzeccato, per una bici che riassuma il mio carattere.
Sempre di corsa, mai fermo, ma con quel che di tranquillo che ancora ti lascia pensare.
L'ho desiderata tanto e ora è mia, nel salotto, che ride sorniona dalla forcella a tubi appiattiti.
Con lei, la sorellina più giovane di qualche anno, -sempre fissa!- ma con frenata anteriore.
Da un po'di tempo entro meno spesso tra la raccolta.
Istinti ruotalibericidi e parafanghicidi potrebbero falciare intere dinastie di bici.
Malattie da fissati, dicono.

venerdì 1 agosto 2008

Ritorno al futuro.


Immerso tra la vallata, in un piccolo centro ai piedi della montagna, un piucheottantenne ciclista mi sta spiegando l'arte di riparare gomme.

Il suo viso si illumina al ricordo delle eroiche camere d'aria in para rossa, ma anche nello spiegarmi la difficoltà che si incontra nella regolazione di certi freni interni e di quanto fossero buone le biciclette Cervinia tanto diffuse da quelle parti.

Distrattamente guardo il pavimento in ciniglia anni 30 che tante bici deve aver sopportato, il bancone di legno intessuto d'olio e sudore, il vecchio trapano a mano(!!) col quale ancora, di tanto in tanto, opera sulle biciclette di qualche nostalgico che ancora interpella il suo aiuto.

Cambi giapponesi e "porcate varie" non ne vuole per il negozio, mi stupisco di una bicicletta sport degli anni 70 appoggiata fuori.

"Non è mica mia, è del salumiere che la usa a fare consegne.La lascia qui perchè è comodo"mi dice con la sua voce roca dalle mille sigarettine arrotolate a mano giornaliere.
Con nostalgia ricorda nomi di settanta e più anni fa, quando cominciò ad amare telai e forcelle, i nomi sciorinano lesti dalla bocca piccola e gli occhi si fanno lucidi dietro gli occhialini neri.
"Pare ieri che ero bocia e guarda che roba!Come le bici qui fuori!"

Dal mucchio di ruggine accatastato in cortile quante cose salteranno fuori?

"Se non ce la facciamo, mettiamo una mina sotto e via!"

Anni di fatica, anni di pioggia, ma ricordi bellissimi.

Non puoi non invecchiare felice facendo ciò che più ami dal mattino alla sera, non puoi non gioire nel vedere quelle montagne così vicine che ti danno il buongiorno il mattino prestissimo e la buonanotte la sera all'imbrunire, appena dopo il telegiornale.

Ecco, vedendo questo brandello di passato, vedo distinto e netto il mio futuro.

Un augurio, un sogno.