lunedì 30 dicembre 2013

Per chiudere l'anno: mostra a Bordighera!



Per chiudere in bellezza questo anno di cicloruggine, pubblico a beneficio di tutti alcune foto della magnifica mostra che il collezionista Giambattista Florio ha allestito nella splendida cornice della chiesa Anglicana di Bordighera.

Trovandomi spesso nella bella cittadina per vacanza, ho approfittato dell'evento per lustrarmi gli occhi con le  biciclette esposte.
Quel giorno era previsto un concerto, quindi con buona musica di sottofondo, ho fatto il pieno di bella meccanica.


Alcune tra tutte: la famosa Bianchi Z postata sul blog Paramanubrio ( ah, il patacchino!), una Pedersen, la Littorina Vianzone da donna, una sfilata di Umberto Dei degna di un negozio degli anni '30, tra le quali una balloncina con parafanghi corazzati,per poi concludere con Bianchi Super e Maino superlusso a freni interni.

Tutte bici di nota, come dicevo, che Giambattista mi racconta aver raccolto solo da pochi anni dopo lunga attesa fatta di passione sopita sin dall'adolescenza.
Si resta sempre stupiti di come alcuni singoli eventi, apparentemente innocui al momento, porteranno poi a fare e compiere decisioni come questa magnifica raccolta!
Sul quaderno per i visitatori , ricco di commenti, ho vergato queste parole, che reputo quanto mai vere:
"Ottimo è il frutto del seme che germoglia dopo lunga attesa"
Augurando a Giambattista altre scoperte e nuove belle mostre come questa, colgo l'occasione per augurare a tutti i lettori una buona fine d'anno e un lietissimo 2014!
Ad majora!

lunedì 23 dicembre 2013

Bianchi Rondine 1936..e la storia di Elvira!


 
Quando  qualcuno mi propone una vecchia bici, io come quasi tutti gli amici collezionisti, domando con una certa ansia , prima ancora della Marca, se è da uomo o da donna.

Se la risposta è uomo, con la “canna”come si dice dalle mie parti, la cosa si fa interessante.

Ma se la risposta è l’altra, gli entusiasmi scemano.

Chissà perché.

In fondo la bici da donna è bella  e caratteristica come, se non  più ancora, di quella maschile.

Basta guardare le foto di una volta, e si vedrà quante ne circolavano.

Non voglio credere sia solo una questione di Mercato, essendo risaputo che una bici da donna vale economicamente sempre meno della metà della corrispettiva da uomo.

Forse è un motivo d’uso: essendo noi maschietti il novantanove per cento degli appassionati di ruggine, poco c’aggrada esporci al pubblico ludibrio su telaio aperto e paragonna.

(Per inciso la bici che uso di più da sempre è una Dei Imperiale del 1962 da donna, cerchio 28, bici magnifica e scorrevole come nessuna ).

Io, personalmente, le amo tutte, uomo o donna.

In particolare mi affascinano le bici “da prete”, quelle da donna con cerchio da 28 pollici, che trovo non abbiano nulla da invidiare alle cugine maschili  per ragioni estetiche e d’uso.

Questo lungo preambolo per giungere ad una delle ultime scoperte, una Bianchi modello Rondine da 28 pollici del 1936, completamente integra e conservata a parte la sella sostituita negli anni ’50.
 

La linea è quella filante delle Bianchi e ricorda molto la sorella maschile Real, avendo gli stessi parafanghi a pagoda e il carter in 4 pezzi con sportello di ispezione.
 

I mozzi sono marcati Bianchi in corsivo, ancora un anno e poi la scritta diventerà in stampato minuscolo nel riquadro.
 

Le cromature sono la parte che sempre più mi intriga e mi spinge a lasciare le altre bici per lavorare su una Bianchi anteguerra: paiono uscite or ora dal bagno di cromatura, tanti risplendono, specialmente quelle prodotte in proprio dalla Bianchi, ossia manubrio , testa forcella e costa di parafanghi e carter.
 

I cerchi, che credo venissero comperati già cromati, hanno risentito più il tempo passato, pur mantenendo discreta la verniciatura al centro e parte degli elegantissimi filetti rossi.
 

Le manopole sono in cartone pressato bicolore, e sono quelle della linea economica Bianchi che molto le adoperò anche sulla Touring.

Pedali marcati Bianchi in corsivo, con gommini lunghi originali dell’anteguerra.
 

Non so di chi possa essere stata questa Bianchi, forse di un prete per davvero o più verosimilmente di qualche donna non propriamente..pigmea, che però la adoperò con parsimonia e buon senso, conservandola in questo ottimo stato sino al nostro 2013.

13-6 1936: la storia di Elvira.

Bici da donna, strani destini e diverse condizioni d’acquisto.
 

Tutte le anziane donne che ho avuto modo di intervistare, parlano con nostalgia di quegli anni ‘30 e ‘40 che le videro ragazzine.

Allora era impensabile che una ragazza comperasse sua sponte una bici ed era consuetudine pressochè universale che queste venissero regalate in occasioni speciali e…potendo permetterselo!

Voglio raccontare  la storia di Elvira, oggi 91 anni, che ricorda le prime scorribande negli anni ‘30 sulla Wolsit da corsa del fratello ( vinta alla lotteria!) , alla quale avevano saldato il manubrio al contrario per poterla usare anche da passeggio ( orrore!)

Questa, tornando un giorno dalla spesa dal paese vicino, aveva 12 anni, si ritrovò con 20 kg di borse della spesa a tracolla e un tronco  del manubrio in meno tra le mani..

Che spavento!E le scarpe nuove tutte rovinate!

Per fortuna che il droghiere Tuchin era nei pressi e la sorresse!

A lei, in occasione del compleanno dei suoi 14 anni, il 13 Giugno 1936, i fratelli fecero una bella sorpresa.
Risparmiarono mesi e decisero che la sorellina doveva avere una bella cavalcatura!

Quel giorno qualcuno le mandò a dire che il ciclista doveva parlarle.

Chiesto permesso alla madre ( o tempora, o mores!), si recò da costui, il quale le chiese quale delle biciclette esposte preferiva.
Lei era già alta per i suoi 14 anni e sulle bici da 26 si sentiva stretta, ricorda.

Imbarazzata, dopo non pochi tentennamenti scelse una fiammante Bianchi nera da 28 ,e quando il ciclista le disse “vai pure, se ti piace , già tutto aggiustato”, pensò al peggio.

Un tentativo di adescamento?

Uno sbaglio?

A casa la madre fece faville e solo l’arrivo di uno dei fratelli calmò le acque e spiegò l’accaduto.

Ancora oggi lo ricorda come uno dei più bei giorni della sua vita.

 

 

 

mercoledì 11 dicembre 2013

Le bici in testa: dal caos, una stella danzante

"Solo dal caos può nascere una stella danzante" diceva Nietsche.
Qui ci sarebbe stato spazio per almeno una galassia.
Dal 1928, anno in cui il mio bisnonno costruì la casa in cui vivo, questo è stato lo spazio dove gettare tutto ciò che non serve , o che servirà chissàquandononimportanonsigettanulla ( vizio di famiglia).

Salire per quella scala era , agli occhi del bambino che fui, salire in un mondo incantato e lontanissimo.
Quando a Luglio sono entrato con seria intenzione, mi è venuto freddo, e c'erano 40 gradi.
Questa soffitta avrebbe ospitato le più belle bici della mia raccolta.
Ordinate, catalogate, lucide.
Per onorarle, mostrarle, condividerle.
Poco a poco, come i sogni dei pazzi che però si avverano, la polvere e gli orpelli sono spariti.
Sono affiorate le memorie dei miei vecchi, gli attrezzi dei lavori che furono, come fantasmi dal passato.
Esporrò tutto, con le bici.
Alcune sono già in sede, e per ora non si sono lamentate, nonostante il freddo pungente.


Presto arriverà un bello strato isolante e qualche arredamento.
I tavoli dell'osteria e le vecchie sedie che sanno ancora di vino e fumo, serviranno da ristoro agli avventori che vorranno lustrarsi gli occhi da comodi, magari bevendo del buon vino.

La primavera porterà coi fiori e la luce che affiora dalle nuove finestre, una ventata di calore.

E insieme ad esso, effluvi di grasso, cera, odor di gomma fresca.
Un piccolo paradiso per chi, come me, ha e avrà sempre "Le bici in testa".