giovedì 10 luglio 2014

Maino 1944, dalla guerra con furore.

Chi mi conosce sa bene la mia passione per gli oggetti e le biciclette del tempo di guerra.
Tutto ciò che è cadmio e fanali oscurati mi trasmette delle emozioni indefinibili: certamente qualche ricordo della mia vita passata !
Tutto ciò per presentare questo reperto bellico di primaria importanza.
Dal 1942 in avanti sono pochissime le Case ciclistiche che ancora producono a buon ritmo : la Bianchi verrà bombardata nel 1943 e stessa sorte subiranno altre Case, altre chiuderanno in attesa di migliori eventi.
Stupisce quindi trovare impressa sui cerchioni di questa Maino  la data 44 , anno che coincide benissimo col numero di matricola .

Dopo tante e tante bici , mai nessuna avevo trovato datata 43, 44 o 45.
Quelli sono anni bui e certamente chi faceva bici non si perdeva in finezze di punzonature come anni prima...
Ricordiamoci inoltre che questo è un anno nel quale la circolazione di auto moto e bici era strettamente controllata e il documento che allego ne è una testimonianza:


Quante bici saranno state assemblate proprio in quegli anni , magari a partire da telai più vecchi o fondo di magazzino!
Parafango bianco posteriore e cadmio , per questa alessandrina!

I cerchi sono da 28 pollici, profilo R  e mozzi...cadmiati ma senza ingrassatore!

Una finezza: nipples in alluminio, certamente fondo di magazzino di qualche reparto corse!
Tutto è cosparso di porporina alluminio: a tutta prima pensavo a un rifacimento del dopoguerra, ma grattando qui e là, anche sui cerchi..noto il ferro vivo sotto!

Un po' come su certe moto prodotte in periodo bellico, quando tutto era cosparso di vernice utile più a proteggere dagli agenti atmosferici che ...a dar bellezza!
Particolare che denota lo stato di quel momento, è la testa forcella: dipinta di rosso, come su altre Maino, ma...ancora le colature su freni e forca!

Insomma, si doveva fare la bici, venderla ( sottobanco) e ....pedalarla!
Sui pedali, a corpo cadmiato compare la scritta GIRA: sicuramente anche essi fondo di magazzino della branca Girardengo-Maino!
Curiosa una pedivella, dove la stampigliatura Maino compare piu volte ribattute: fretta di guerra!

Completano il quadro un bel manubrio a leve rovesce Ambrosio , dalla presa sicura e sportiva.
Le leve rovesce comandano ganasce Universal Brev 361666 guarda caso..cadmiate!
Il gruppo luce non poteva che rispecchiare il 1944: cadmio per la dinamo Dansi e....oscuramento in ferro per il faro!

Questa Maino  a  molti sembrerà solo un vecchio rottame, ma oltreché all'appassionato di bici questo mezzo rappresenta una testimonianza storica di raro e indubbio valore anche allo storico, che grazie ai particolari sopra descritti può meglio capire  quel particolarissimo periodo storico che sono stati gli anni 1943-1945: anni bui, incerti, intrisi di morte e violenza ma anche di valenti artigiani che sfidarono il tempo per dar dignità e foggia  al loro lavoro.


domenica 6 luglio 2014

legnano CICLO DIVA, questa sconosciuta!


Avevo già presentato questa bicicletta anni fa, quando la ritrovai.

Solo ora, in occasione di un bello smontaggio e una lucidatura , la ripropongo vista la sua rarità ( è l’unica mai vista sinora!)


Su alcuni cataloghi Legnano anni 20 , tra le varie sottomarche presenti ( Aura, Athena, Wolsit, Perla) compare anche la Ciclo Diva.

Questo esemplare, del 1947 circa ( data desunta dal Numero di telaio) presenta alcune caratteristiche curiose ed inconsuete, a cominciare dal colore.

Questo marrone , un po’cacofonico a parer mio, è stato dato davvero ovunque, e non sicuramente a pennello ma in fabbrica: di esso sono ricoperte la staffa portadinamo, il telaio della sella e  le aste parafanghi .


Il tutto è ingentilito da graziosi filetti bianchi che corrono anche lungo l’esigua striscia cromata dei parafanghi.

Tutto è marcato Legnano : mozzi, pedivelle, manubrio…ma le decals sono..Ciclo Diva!


Un po’ come fece la Bianchi con la linea Tebro..

Sinceramente non so se pensare ad una bici legnano assemblata in fabbrica nel dopoguerra con…cosa capitava e personalizzata con decals fondo di magazzino.
Impreziosisce il tutto una bella serie di puntali a coppale come si usava allora.


Il lavoro è troppo ben fatto e anche se gli artigiani all’epoca lavoravano benissimo, riscontro nel lavoro una precisione da grande industria.


Peccato non averne mai vista un’altra per confrontarla!

Resta pertanto una testimonianza della varietà delle varie sottomarche meno diffuse : sicuramente il colore non avrà contribuito alla sua diffusione!